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Benvenuti su questo piccolo blog che ho aperto per dar luce ai miei scritti (racconti, poesie, eccetera) perché uno scritto senza lettori è una cosa triste.

lunedì 26 marzo 2012

Grigio


D’estate a Milano fa caldissimo. D’inverno si gela. Le stagioni di mezzo sono solo una brutta copia di queste altre. Ogni giorno di ogni stagione il Duomo è sempre lo stesso. Ma per lui è facile, perché è solo una costruzione su una piazza piena di turisti e piccioni. Vicino al Duomo c’è qualcos’altro che non cambia mai. Di fianco al Duomo, in un’altra Piazza, piccola e senza piccioni, c’è un pazzo. Questo pazzo è sempre uguale, ogni giorno e ogni stagione e se ne sta sempre fermo al solito posto. Se ne sta in mezzo alla Piazza, tra il verde curato dallo sponsor di turno. Questo pazzo sta seduto immobile in mezzo a tutto quel verde, ma è un pazzo tutto grigio. Ha capelli e barba grigia e una giacca grigia sgualcita. Se ne sta tutto il giorno lì, freddo o caldo, sole o pioggia, seduto immobile. La sua postura è strana. Sembra abbia la testa incassata dentro al tronco. Ha una posizione innaturale. Se qualche curioso o qualche anziana signora gli si avvicina, il pazzo dice di essere una lapide. Nessuno ha ancora capito se lo dica per fare scena o perché ci crede. Così questo pazzo passa le sue giornate immobile in mezzo a quel pezzettino verde a fingersi una lapide. Nessuno lo ha mai visto lasciare la sua postazione e a chi gli si rivolge dice soltanto di essere una lapide. Nient’altro. La polizia ha provato tante di quelle volte a spostarlo, ma questo pazzo è stranamente pesante. Alcuni dicono che a forza di star lì si è incastrato con delle radici. Per altri a forza di credersi una lapide è diventato pesante come il marmo. Così i tentativi della polizia di spostarlo sono stati tutti inutili. Anche quelli di zittirlo. Lui riesce a starseno sempre lì, immobile, e ripetere che è una lapide. Non si sa nient’altro. C’è una volante con quattro sbirri fissi in quella piazza a controllarlo. È il turno più ambito dagli sbirri, perché non si fa mai niente. L’unico gesto che si compie è allontanare i curiosi dal pazzo. Anche se il pazzo non è pericoloso, perché non si muove e dice solo poche parole. Dice che è una lapide. Altro compito degli sbirri è quello di fare i vaghi se gli si chiede cosa significhi questa storia della lapide. Ciascuna pattuglia ha la sua fantasiosa versione. Per alcuni al pazzo deve essere morto un caro, magari vicino a quella piazza. Per altri è solo un drogato che ci è rimasto sotto con qualche viaggio. Per i più poetici è un fallito che si sente morto dentro. Tutti sanno che nessuna di queste tesi è vera, ma nessuno sa perché quel pazzo passi la sua vita in mezzo ad un piazza a fingersi una lapide. Il pazzo non collabora. È ambiguo, dà tutto per scontato. Dice solo che è una lapide. Se gli si chiede di chi dice che è banale, che è una cosa ovvia. Dice, me ne sto qui in questa piazza ogni giorno di chi volete che sia? Dice che è in quella piazza e non in un’altra mica per il verde, mica perché è vicina ai negozi del centro. Se si insiste con le domande il pazzo si scoccia. Dice che non si può essere così ignoranti e che lui è una lapide, mica un libro di storia. E non parla più. Così, col tempo, sempre meno curiosi vanno a parlargli. Le poche persone interessate si accontentano dei racconti della polizia, senza accorgersi che cambiano ogni volta. Sempre meno gente si ferma a parlare col pazzo, quasi nessuno gli fa più domande. Pochissimi ormai escono da quella piazza ponendosi qualche domanda. Tutti si accontentano di ridere del pazzo, di fargli una foto, di chiedere agli sbirri di raccontargli qualche aneddoto sul pazzo. Ma non è mai successo nulla di curioso. All’inizio la gente si interessava, chiedeva e se ne andava piena di domande e voglia di capire o piena di fantasie e storie in testa. Poi la gente ha iniziato a credere agli sbirri, a ridere, a trattarlo come una curiosità turistica. Come un pezzo di folklore da fotografare. Oggi però sta accadendo l’inevitabile, l’ultima sconfitta di quel pazzo. Oggi la gente non lo nota neanche più. Non lo vedono anche se è lì, grigio in mezzo al verde. Nessuno fa più domande. Nessuno ci pensa più. Si sono tutti dimenticati di lui. In Piazza Fontana ora regna il silenzio.


Cristina Spinetti  ©


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